domenica 29 marzo 2020

ANCORA UN'OCCASIONE - Piccola storia triste

Venne un tempo in cui Madre Terra chiamò a corte i suoi cavalieri.
La furia di Poseidone e la folgore di Zeus erano a sua disposizione. Typhoon, Bora e Mistral borbottavano impazienti nell'otre di Eolo mentre Efesto ribolliva in attesa del La.
Tutto era pronto, solo un cenno e sarebbe scoppiato l'inferno, tanto ferocemente, che Ade già pregustava il lauto bottino.
Apollo amava le sue creature più veneranti, ogni giorno se ne prendeva cura, sollevava il carro del Sole in cielo con gran fatica per scaldarli ed illuminarli. Così temendo per la loro nefasta sorte, chiese a Madre Terra un'occasione per sistemare le cose.
Ella acconsentì.
Liberò quelle piccole, subdole, mutevoli entità di sua invenzione lasciandole libere di agire indisturbate. 
Il piano funzionò, in breve tempo l'aria, l'oceano e la foresta ripresero a respirare. La natura rimise l'uomo al proprio posto. 
Un cartellino giallo, un monito, un avvertimento o chiamatelo come vi pare. Questo è quello che è stato concesso, un ultimo tentativo di RESPONSABILITA'.
Marco Mansutti Photo

giovedì 26 marzo 2020

SCRIVERE CON IL FUOCO INSIEME A MANOLA FRANCESCUTTI

Manola Francescutti è un'artista friulana classe 1987. E' cresciuta in una delle tante piccole frazioni che costellano la pianura, in una comunità piccola ma unita eppure incapace di sostenere l'unicità dei più giovani, costringendoli a profonde analisi introspettive, prove e riprove in cerca della propria identità. Ed è proprio con questo spirito di ricerca di se stessa che giovanissima decide di frequentare l'istituto d'arte Sello a Udine. Questa decisione la porta a scoprire la strada dell'arte, una strada che la entusiasma, la soddisfa e la rende felice. Si esprime con svariate tecniche pittoriche, sperimenta materiali diversi finchè comprende che la pirografia e la rittrattistica sono la sua nota armonica interiore. Il piccolo anatroccolo ribelle ed introverso è diventato un cigno appassionato. Voglio però lasciare che sia lei stessa a raccontarvi la sua storia.

 




     D : cosa ti ha portato alla pirografia?

R : Subito dopo le scuole superiori, sperimentavo le tecniche studiate come pittura ad olio, acquerello ecc. ma il continuo testare soggetti o tecniche diverse mi dava poca soddisfazione. Ero alla ricerca di qualcosa che mi trasmettesse un forte impatto emotivo, un benessere interiore e quindi una via artistica personale. Ero malcontenta e quasi frustrata da questa situazione. Un giorno, frugando tra gli scatoloni in soffitta, ho trovato un pirografo “da due soldi” e con la scusa di fare un regalo ad una coppia di persone per il loro anniversario di matrimonio iniziai la mia avventura. Mi misi al lavoro. Sarà stata la magia, sarà stato l’istinto, ma da quel giorno non ho più abbandonato questa via. Una cosa interessante e sicuramente da approfondire, pensai . Provai a incidere a fuoco diversi tipi di legno con diversi soggetti e prova dopo prova, questa tecnica mi entusiasmava sempre più. Anche adesso dico a me stessa che ha talmente tante sfaccettature che non finisco mai di imparare.

          D : cosa provi mentre lavori? 

R : Mentre lavoro provo diverse sensazioni. Quando la punta del pirografo tocca la superficie di un legno, tramite l’olfatto a volte si possono trovare quelli che sono i descrittori per il vino. Si sentono profumi dolici come la vaniglia, l’amarena, profumi intensi come il caffè, ..è incredibile. Talvolta alla vista mi stupisce la bellezza e l’unicità del segno che dalla punta esce talmente “colorato” che sembra proprio di lavorare con un pennino ad inchiostro. Il legno di ciliegio, ad esempio, al tocco rovente della punta del pirografo dà dei segni rossastri. Ogni tanto, mi fermo, guardo la pirografia che ho sott’occhio e sorrido, felice di come sta proseguendo il mio lavoro. Ovviamente non mancano le difficoltà, come quando devo preparare il supporto, il taglio della tavola, la piallatura, la levigatura… La fatica non è poca in quanto ogni singolo pezzo deve essere perfetto al tocco della mano e alla vista, per una buona riuscita del lavoro.

D : da dove prendi ispirazione?

R : Nel mio caso l’ispirazione non trova molto spazio e non è così importante quanto l’esperienza e la pratica. Ritengo che il mio lavoro sia più artigianale che artistico e dal mio punto di vista l’ispirazione è una cosa che viene da sola senza essere alimentata per forza da qualcosa. Stà a noi prenderla e seguirla. E comunque per me la gratitudine e l’apprezzamento delle mie realizzazioni da parte delle persone sono da sole motivo di soddisfazione e ispirazione per andare avanti.

D : dove vorresti arrivare da grande?

R : Da grande vorrei che questa mia passione diventasse il mio lavoro a tempo pieno, ma anche arrivare a far conoscere alle persone che si affacciano a questo mondo, le sensazioni, lo sforzo e l’impegno che ci sono dietro, per sensibilizzare di più il pubblico verso questa tecnica che secondo me è ancora considerata un’arte povera e non ha la visibilità che si merita.

martedì 24 marzo 2020

GEMONA UNA FENICE CHE RISORGE DALLE SUE ROVINE

foto dalla rete
Sono le 21:00 del 6 Maggio 1976 tra pochi secondi la terra comincerà a gridare, a gemere, a tremare rivoltando le sue viscere, la paura esplderà nell'animo delle persone, i muri cominceranno a cadere. E' iniziato il cambiamento, la trasformazione di una comunità ferita, straziata nel profondo che improvvisamente ricorda la sua storia gloriosa, la potenza ed il coraggio e mattone su mattone, pietra su pietra ricostruisce un borgo ed un'identità.
Anna Ciulla Photo
Oggi Gemona del Friuli risplende. Scalpita, freme, vive e gioisce di mille e più attività.

Lustro le danno le iniziative legate allo sport come il progetto Sportland con un gioiello come i mondiali di parapendio 2020 in programma.
La Glemmy '50 festival è una maratona estiva di eventi legati al mondo vintage, alle vespa, alla musica e non solo.

Il territorio è ricco di storia, tradizione, enogastonomia e di spiritualità.

Il rosone del Duomo è realizzato con una tecnica di pietra ritorta che obbliga a fare tre giri completi dell'intero disegno del opera stessa per poter ritornare al punto di partenza. Un simbolismo che evoca gli antichissimi legami con i rituali della chiesa di Alessandria e la Pasqua friulana che vede le sue radici nel paganesimo e nel mito di Galahad/Cristoforo.

Importante è il nuovo cammino di Sant'Antonio da Padova. Un percorso che si snoda su circa 170 Km e attraversa la pedemontana per giungere alla basilica del Santo.

Gemona ed il suo santuario, il più antico del mondo dedicato a Sant'Antonio sono il logico punto di partenza verso una nuova direttrice del ritrovamento di se stessi e della meditazione.






Il territorio è attivo anche nel sociale come l'attività della prima pro loco fondata già nel 1903.

Altre importanti info si possono reperire presso l'ufficio turistico

martedì 17 marzo 2020

PER UN BACIO ALL'ANIMA

Cade dagli occhi il tuo dolore
vorrei raccogliere quel dirompente grido silenzioso.
Ho paura.
Marco Mansutti Photo
Ho paura che il mio bacio di speranza
diventi bacio di morte.


 Allora non baciare il mio dolore,
non raccogliere le mie lacrime,
non tenere le mie mani.
Resta solo ad un metro da me, resta ad un pianeta da me
ma resta.
Solo allora
il mio dolore
non avrà più forza.
I miei occhi non ti vedranno ma il mio cuore saprà che ci sei.
                                                                       
                                                                                                                                       (Fabia Romano)

lunedì 16 marzo 2020

RACCONTI FRIULANI-GIULIANI 2020 : SELEZIONATO



Sono immensamente felice!

Il mio racconto inedito
 "MEMORIE DI UN PORCO DA POCHE MONETE"
è stato selezionato per entrare nell'antologia 2020 di Racconti friulani-giuliani, premio del concorso letterario promosso da Historia Edizioni.

Il racconto è ambientato in una Valvasone sospesa nel tempo dove verità e finzione giocano in equilibrio sul filo delle parole.

"Hei tu! Sì dico a te che fissi il vuoto da dieci minuti e fai roteare quel bicchiere con aria assorta; me la dài una grattatina al grugno? Tutta questa polvere mi irrita la ceramica e mi fa prudere tutto, fino alla coda. Non guardarmi con quel disappunto stampato in volto, non farti fregare dal mio aspetto dimesso, scolorito e sbeccato, non hai idea di chi io sia! Eppure un tempo ero la star, la mia pancia era sempre piena, ero ricolmo fino a scoppiare di ogni sorta di conio. Sono stato zeppo di Quattrini, Zecchini, Fiorini, un sacco di ini; Ducati, Carantani e poi Marchi, Franchi, Rubli, Lire di ogni taglio, metalli marchiati con le effigi di coronati di mezzo mondo e mezza storia, tutte stipate nella mia cavità addominale. I viandanti di tutto il globo conosciuto venivano a rinfrancarsi nel mio regno ed erano così soddisfatti, che al momento di pagare, mi rimpinzavano con il sorriso stampato in volto. Mai una volta ho pensato che fosse il vino a renderli così felici. Il guado sul Tagliamento qui vicino fu per lungo tempo il ponte di ghiaia tra due territori uguali eppure diversi; l'approdo dei barcaioli stazionava giusto in fondo al pontile, dall'altro lato del muro di porta. Il Valvasone aveva vinto alla lotteria della fortuna. Il borgo era ricco e vivace, la gente cantava, ballava per le vie mentre lavorava, non per alleviare la fatica, no, avevano il cuore sereno e la pancia piena. I giovani avevano grandi sogni e non li spaventava il domani, erano disposti a tutto perché consapevoli di poter realizzare ogni cosa. Li ascoltavo attento quando, con i boccali ricolmi rivolti al cielo, straripanti di candida schiuma, brindavano gioiosi pronunciando i migliori propositi prima di dare il la alle loro imprese. CONTINUA..."

domenica 15 marzo 2020

MESSAGGI, MESSAGGI D'AFFETTO, MESSAGGI CHE SPRONANO


Piano piano arrivano i commenti delle persone che hanno dedicato del tempo prezioso a leggere il mio romanzo. Le parole d'apprezzamento mi scaldano il cuore e mi spronano a proporre qualcosa di ancora più rifinito e studiato. Non so come dimostrare la mia riconoscenza, se non donadovi ancora dei momenti piacevoli.

mercoledì 4 marzo 2020

RECENSIONE DI COCCOLE TRA I LIBRI

RECENSIONI DAL WEB PRIME IMPRESSIONI



RECENSIONE DI EMANUELE SAPUPPO



RECENSIONE DI RISVOLTI DI COPERTINA

RECENSIONE DI VITTORIO SUTTO


Vittorio Sutto                                                                                    

gio 5 set 2019, 14:13

Un uomo  vuole scoprire il mistero che avvolge la sua vita. E scavando nei recessi delle sue memorie entra in un giardino magico e cerca la verità in un mondo evanescente che assume a tratti carattere di materialità sconvolgente. Alcune donne enigmatiche, un'azienda  importante che nasconde segreti inconfessabili, una storia al confine tra il surreale e lo scavo psicologico sono gli ingredienti di questo libro.
E' cosi che si presenta Fabia Romano al suo pubblico di lettori e alla critica con un  romanzo che è  allo stesso tempo  un messaggio onirico e  una rivisitazione delle sue letture, da  Franz Kafka a Dan Brown e Ken Follet.  
In qualche tocco anche la sapienza psicologica di alcuni maestri del fumetto internazionale, ma soprattutto lei, Fabia Romano, talentuosa narratrice che sa piegare le voci verbali ad un linguaggio mobile e leggero, che sa utilizzare il narrato con una tensione  quasi plastica .
Per essere un esordio...molto bene, si leggono in queste pagine le tante letture dell'autrice ma anche la sua perspicace e immediata capacità narrativa, per cui leggi il libro che scorre filato filato, senza pause, tanto ti coinvolge, con un retrogusto tra il poliziesco e lo psicologico.
Una scrittura immediata e una ricchezza di affreschi che ci lasciano osservare i protagonisti nella loro vivezza palpitante.
                                                                                                                                                         vito sutto

RECENSIONE DI STEFANIA MIOTTO

Recensione e commento critico di “La verità nel sangue” 

(Fabia Romano)




Stefania Miotto                                                                             

dom 8 set 2019, 21:03

Carissima, 
eccomi qui con la recensione e il commento: spero che tu possa rivederti in queste mie parole.
Un in bocca al lupo per la tua pubblicazione! 
Stefania

Una villa antica ma avveniristica, quasi magica, un antiquario interessante che la acquista all’asta su insistenza del suo migliore amico, la suspance che ti tiene incollato fino all’ultima pagina; è questo il romanzo, che non può essere definito come un classico giallo o thriller, di Fabia Romano dal titolo affascinante, misterioso ma anche distrattivo, ossia “La verità nel sangue”.
La storia si snoda attraverso una narrazione serrata che lascia uno spazio essenziale alle descrizioni che risultano nuove e mai banali. Fin dalla prima pagina, infatti, si incontra un lessico che definirei artistico, per esempio il piccolo paese è “incastrato” e il protagonista, Noel, racconta: “Cammino affondato nel cappotto fino alle orecchie, il berretto incastrato in testa e le mani nelle tasche in cerca di una parvenza di tepore che stenta a palesarsi.”
E che dire della descrizione del suo amico, che Noel definisce “Sempre pacato, calmo al limite del bradiprismo.” ma anche un maestro nel tirare pacchi tanto che “all'ultimo ha sfoderato dal suo miglior repertorio di scuse un devastante mal di denti.”?
Stupenda anche la descrizione a pagina 8, in cui si legge: “Entra il giudice, una donna senza età, né bella né brutta, con piccoli occhi furbi celati da spessi occhialoni bordati d'argento, una chioma voluminosa un tempo rosso fuoco oramai scolorita che invoca pietà e labbra piene colorate di ciclamino. Una tavolozza di colori che si completa con il pesante completo giacca pantalone animalier griffato e scarpe a stiletto nude.”
La villa, invece, viene presentata con l’audace figura retorica della personificazione, avvicinandosi a quella che, nel gergo della narratologia, viene definita “prosa lirica”. Eccola la “schiva signora, che prima ti lusinga e poi si ritrae, celando con cura le sue grazie. Mostra ninnoli luccicanti per accendere la curiosità, ma nasconde bene i suoi più preziosi tesori diventando inviolabile nel momento saliente”.
Interessanti anche le narrazioni a volte ironiche, altre drammatiche, sempre capaci di suscitare la simpatia dei lettori per il protagonista che, nel suo raccontare azioni quotidiane, usa termini desueti accostando, nello stesso periodo, attimi di ilarità ad attimi di paura e rabbia, come quando, riferendosi alla sua nuova casa, ossia la villa, esclama: “Ottimo direi, Villa Fantasma 1 – Noel 0.” Oppure, qualche pagina dopo: “Così resto solo a cercare i pezzi della mia ragione sparpagliati a destra e sinistra.” O, ancora, bellissima quell’immagine che si prefigura nella mente quando si legge: “Mi rotolo fuori vibrando in ogni porzione delle mie membra, la rabbia, lo sconforto, il terrore mi lasciano per una frazione di secondo come sospeso, poi un treno lanciato a tutta velocità mi investe alla bocca dello stomaco obbligandomi a rivoltare le viscere più profonde del mio essere.”
Nel complesso un lavoro piacevole e scorrevole, una trama che piacerà ai lettori che amano le storie misteriose in cui gli intrighi sono un ingrediente essenziale della struttura del testo.