Manola Francescutti è un'artista friulana classe 1987. E' cresciuta in una delle tante piccole frazioni che costellano la pianura, in una comunità piccola ma unita eppure incapace di sostenere l'unicità dei più giovani, costringendoli a profonde analisi introspettive, prove e riprove in cerca della propria identità. Ed è proprio con questo spirito di ricerca di se stessa che giovanissima decide di frequentare l'istituto d'arte Sello a Udine. Questa decisione la porta a scoprire la strada dell'arte, una strada che la entusiasma, la soddisfa e la rende felice. Si esprime con svariate tecniche pittoriche, sperimenta materiali diversi finchè comprende che la pirografia e la rittrattistica sono la sua nota armonica interiore. Il piccolo anatroccolo ribelle ed introverso è diventato un cigno appassionato. Voglio però lasciare che sia lei stessa a raccontarvi la sua storia.
D : cosa ti ha portato alla
pirografia?
R : Subito dopo le scuole superiori,
sperimentavo le tecniche studiate come pittura ad olio,
acquerello ecc. ma il continuo testare soggetti o tecniche diverse
mi dava poca soddisfazione. Ero alla ricerca di qualcosa che mi
trasmettesse un forte impatto emotivo, un benessere interiore e
quindi una via artistica personale. Ero malcontenta e quasi
frustrata da questa situazione. Un giorno, frugando tra gli
scatoloni in soffitta, ho trovato un pirografo “da due soldi” e
con la scusa di fare un regalo ad una coppia di persone per il loro
anniversario di matrimonio iniziai la mia avventura. Mi misi al
lavoro. Sarà stata la magia, sarà stato l’istinto, ma da quel
giorno non ho più abbandonato questa via. Una cosa
interessante e sicuramente da approfondire, pensai . Provai a
incidere a fuoco diversi tipi di legno con diversi soggetti e prova
dopo prova, questa tecnica mi entusiasmava sempre più. Anche adesso
dico a me stessa che ha talmente tante sfaccettature che non finisco
mai di imparare.
R : Mentre lavoro provo diverse
sensazioni. Quando la punta del pirografo tocca la superficie di un
legno, tramite l’olfatto a volte si possono trovare quelli che
sono i descrittori per il vino. Si sentono profumi dolici come la
vaniglia, l’amarena, profumi intensi come il caffè, ..è
incredibile. Talvolta alla vista mi stupisce la bellezza e
l’unicità del segno che dalla punta esce talmente “colorato”
che sembra proprio di lavorare con un pennino ad inchiostro. Il
legno di ciliegio, ad esempio, al tocco rovente della punta del
pirografo dà dei segni rossastri. Ogni tanto, mi fermo, guardo la
pirografia che ho sott’occhio e sorrido, felice di come sta
proseguendo il mio lavoro. Ovviamente non mancano le difficoltà,
come quando devo preparare il supporto, il taglio della tavola, la
piallatura, la levigatura… La fatica non è poca in quanto ogni
singolo pezzo deve essere perfetto al tocco della mano e alla vista,
per una buona riuscita del lavoro.
R : Nel mio caso l’ispirazione non
trova molto spazio e non è così importante quanto l’esperienza e
la pratica. Ritengo che il mio lavoro sia più artigianale che
artistico e dal mio punto di vista l’ispirazione è una cosa che
viene da sola senza essere alimentata per forza da qualcosa. Stà a
noi prenderla e seguirla. E comunque per me la gratitudine e
l’apprezzamento delle mie realizzazioni da parte delle persone
sono da sole motivo di soddisfazione e ispirazione per andare
avanti.
D : dove vorresti arrivare da grande?
R : Da grande vorrei che questa mia
passione diventasse il mio lavoro a tempo pieno, ma anche arrivare a
far conoscere alle persone che si affacciano a questo mondo, le
sensazioni, lo sforzo e l’impegno che ci sono dietro, per
sensibilizzare di più il pubblico verso questa tecnica che secondo
me è ancora considerata un’arte povera e non ha la visibilità
che si merita.
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