Recensione e commento critico di “La verità nel sangue”
(Fabia Romano)
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dom 8 set 2019, 21:03
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Carissima,
eccomi qui con la recensione e il commento: spero che tu possa rivederti in queste mie parole.
Un in bocca al lupo per la tua pubblicazione!
Stefania
Una villa antica ma avveniristica, quasi magica, un
antiquario interessante che la acquista all’asta su insistenza del suo migliore
amico, la suspance che ti tiene incollato fino all’ultima pagina; è questo il
romanzo, che non può essere definito come un classico giallo o thriller, di
Fabia Romano dal titolo affascinante, misterioso ma anche distrattivo, ossia “La
verità nel sangue”.
La storia si snoda attraverso una narrazione
serrata che lascia uno spazio essenziale alle descrizioni che risultano nuove e
mai banali. Fin dalla prima pagina, infatti, si incontra un lessico che
definirei artistico, per esempio il piccolo paese è “incastrato” e il
protagonista, Noel, racconta: “Cammino affondato nel cappotto fino alle
orecchie, il berretto incastrato in testa e le mani nelle tasche in cerca di
una parvenza di tepore che stenta a palesarsi.”
E che dire della descrizione del suo amico, che
Noel definisce “Sempre pacato, calmo al limite del bradiprismo.” ma anche un maestro
nel tirare pacchi tanto che “all'ultimo ha sfoderato dal suo miglior repertorio
di scuse un devastante mal di denti.”?
Stupenda anche la descrizione a
pagina 8, in cui si legge: “Entra il giudice, una donna senza età, né bella né
brutta, con piccoli occhi furbi celati da spessi occhialoni bordati d'argento,
una chioma voluminosa un tempo rosso fuoco oramai scolorita che invoca pietà e
labbra piene colorate di ciclamino. Una tavolozza di colori che si completa con
il pesante completo giacca pantalone animalier griffato e scarpe a stiletto
nude.”
La villa, invece, viene
presentata con l’audace figura retorica della personificazione, avvicinandosi a
quella che, nel gergo della narratologia, viene definita “prosa lirica”. Eccola
la “schiva signora, che prima ti lusinga e poi si ritrae, celando con cura le
sue grazie. Mostra ninnoli luccicanti per accendere la curiosità, ma nasconde
bene i suoi più preziosi tesori diventando inviolabile nel momento saliente”.
Interessanti anche le narrazioni a
volte ironiche, altre drammatiche, sempre capaci di suscitare la simpatia dei
lettori per il protagonista che, nel suo raccontare azioni quotidiane, usa
termini desueti accostando, nello stesso periodo, attimi di ilarità ad attimi
di paura e rabbia, come quando, riferendosi alla sua nuova casa, ossia la
villa, esclama: “Ottimo direi, Villa Fantasma 1 – Noel 0.” Oppure, qualche
pagina dopo: “Così resto solo a cercare i pezzi della mia ragione sparpagliati
a destra e sinistra.” O, ancora, bellissima quell’immagine che si prefigura
nella mente quando si legge: “Mi rotolo fuori vibrando in ogni porzione delle
mie membra, la rabbia, lo sconforto, il terrore mi lasciano per una frazione di
secondo come sospeso, poi un treno lanciato a tutta velocità mi investe alla
bocca dello stomaco obbligandomi a rivoltare le viscere più profonde del mio
essere.”
Nel complesso un lavoro piacevole
e scorrevole, una trama che piacerà ai lettori che amano le storie misteriose
in cui gli intrighi sono un ingrediente essenziale della struttura del testo.
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