mercoledì 4 marzo 2020

RECENSIONE DI STEFANIA MIOTTO

Recensione e commento critico di “La verità nel sangue” 

(Fabia Romano)




Stefania Miotto                                                                             

dom 8 set 2019, 21:03

Carissima, 
eccomi qui con la recensione e il commento: spero che tu possa rivederti in queste mie parole.
Un in bocca al lupo per la tua pubblicazione! 
Stefania

Una villa antica ma avveniristica, quasi magica, un antiquario interessante che la acquista all’asta su insistenza del suo migliore amico, la suspance che ti tiene incollato fino all’ultima pagina; è questo il romanzo, che non può essere definito come un classico giallo o thriller, di Fabia Romano dal titolo affascinante, misterioso ma anche distrattivo, ossia “La verità nel sangue”.
La storia si snoda attraverso una narrazione serrata che lascia uno spazio essenziale alle descrizioni che risultano nuove e mai banali. Fin dalla prima pagina, infatti, si incontra un lessico che definirei artistico, per esempio il piccolo paese è “incastrato” e il protagonista, Noel, racconta: “Cammino affondato nel cappotto fino alle orecchie, il berretto incastrato in testa e le mani nelle tasche in cerca di una parvenza di tepore che stenta a palesarsi.”
E che dire della descrizione del suo amico, che Noel definisce “Sempre pacato, calmo al limite del bradiprismo.” ma anche un maestro nel tirare pacchi tanto che “all'ultimo ha sfoderato dal suo miglior repertorio di scuse un devastante mal di denti.”?
Stupenda anche la descrizione a pagina 8, in cui si legge: “Entra il giudice, una donna senza età, né bella né brutta, con piccoli occhi furbi celati da spessi occhialoni bordati d'argento, una chioma voluminosa un tempo rosso fuoco oramai scolorita che invoca pietà e labbra piene colorate di ciclamino. Una tavolozza di colori che si completa con il pesante completo giacca pantalone animalier griffato e scarpe a stiletto nude.”
La villa, invece, viene presentata con l’audace figura retorica della personificazione, avvicinandosi a quella che, nel gergo della narratologia, viene definita “prosa lirica”. Eccola la “schiva signora, che prima ti lusinga e poi si ritrae, celando con cura le sue grazie. Mostra ninnoli luccicanti per accendere la curiosità, ma nasconde bene i suoi più preziosi tesori diventando inviolabile nel momento saliente”.
Interessanti anche le narrazioni a volte ironiche, altre drammatiche, sempre capaci di suscitare la simpatia dei lettori per il protagonista che, nel suo raccontare azioni quotidiane, usa termini desueti accostando, nello stesso periodo, attimi di ilarità ad attimi di paura e rabbia, come quando, riferendosi alla sua nuova casa, ossia la villa, esclama: “Ottimo direi, Villa Fantasma 1 – Noel 0.” Oppure, qualche pagina dopo: “Così resto solo a cercare i pezzi della mia ragione sparpagliati a destra e sinistra.” O, ancora, bellissima quell’immagine che si prefigura nella mente quando si legge: “Mi rotolo fuori vibrando in ogni porzione delle mie membra, la rabbia, lo sconforto, il terrore mi lasciano per una frazione di secondo come sospeso, poi un treno lanciato a tutta velocità mi investe alla bocca dello stomaco obbligandomi a rivoltare le viscere più profonde del mio essere.”
Nel complesso un lavoro piacevole e scorrevole, una trama che piacerà ai lettori che amano le storie misteriose in cui gli intrighi sono un ingrediente essenziale della struttura del testo.

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